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Divertimenti domenicali

Se c’è una cosa che mi sono sempre divertito a fare è il pronostico dei titoli di giornale dell’indomani. Internet, poi, ha ulteriormente amplificato questa mania; la rotazione dei titoli dei diversi quotidiani online permette di avere, di fatto, un’idea abbastanza corretta di quali siano i veri trending topic della giornata. Ho appena finito di seguire su iPad la giornata odierna del campionato di calcio (a proposito, molto bella l’app di Mediaset Premium – NetPlay, anche se non posso non dare ragione a Massimo Mantellini); nel frattempo ci sono state elezioni di un certo peso in Europa: Hollande è il nuovo presidente francese, in Grecia i partiti più estremi hanno ottenuto un prevedibile successo ed in Germania il partito pirata conferma una capacità di affermazione decisamente imprevista. Non c’è dubbio allora che, domani, il fatto che per le amministrative italiane l’affluenza alle urne sia pari al 49,66% degli aventi diritto (- 6,20% rispetto alla precedente consultazione – grazie @tigella) occuperà, se tutto va bene, le pagine da 12 a 15.

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Questo avrei voluto dirlo io

E invece l’ha detto IlPost. Comunque, non fa una piega.

Adesso a Milano c’è una scelta, che non è – come sostiene Berlusconi quando parla di “diversità antropologica” col simmetrico consenso di molti a sinistra – quella di tirare una riga in mezzo e vedere chi resta di qua, con Elio e De André e l’Europa cosmopolita, e chi sta di là a fare i trenini aspettando Gigi D’Alessio e parcheggiando i SUV in doppia fila. Ma è invece – differenza saliente e che costringe a sforzi politici di cui a sinistra dovrebbero essere capaci – riuscire a spiegare il valore di quella differenza, spostare lontano quella riga, ricreare un’idea per cui legalità e illegalità non siano scelte alternative e dello stesso valore, ma che non lo siano nemmeno i comportamenti, e nemmeno le prospettive culturali. Ovvero informare, dare scelte. Che se le persone sono informate, scelgono le cose migliori, liberamente: come dimostrano gli inganni e le bugie a cui sta ricorrendo la campagna Moratti. Quello che il berlusconismo – questo è stato: disinformazione e promozione di mediocrità – ha fatto in Italia lo si può iniziare a smontare da Milano. Fate scendere quella signora, per favore, e datele una sedia.

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Milano

Quando ho sentito che avrebbero portato qualche ministero a Milano ho pensato che forse, per noi qui a Roma, non sarebbe stato proprio un male. Probabilmente ci avrebbe dato una mano con il traffico e avrebbe reso un poco più vivibile questa città. Poi i ministeri sono diventati dicasteri minori, poi sono stati degradati a dipartimenti e poi sono stati definitivamente declassati a conferenze. Insomma, tutto rimane a Roma. Insieme ai ministeri resta nell’aria un odore acre, cattivo. E’ l’odore del circo, quello che passa per le periferie delle città, sta qualche giorno, il tempo di trovare qualcuno che vada a vedere, e poi riparte. L’odore di questo circo itinerante è lo stesso delle promesse di chi racconta a tutti noi, milanesi e romani, di un Paese che è sempre pronto a cambiare. L’odore è quello di chi cerca affannosamente di attaccarsi a qualcosa e non è capace di parlare ai cittadini di una moderna metropoli europea; non è capace di parlare di quello che questi cittadini vivono e vedono, non è capace di condividere quella visione, quell’impressione, quella quotidianità che, semplicemente, fa di una città quello che è. Una volta l’anima delle cose era un bene prezioso e si diceva che il diavolo tramasse nell’ombra per rubarla. Cosa ci facesse non si sa, ma era il diavolo e non era importante che fine facessero le anime che rubava, contava solo che le rubasse. Oggi, banalmente, il diavolo si veste da presunta libertà, non importa che venga da sinistra o da destra, non importa che abbia cinque stelle tatuate da qualche parte o si annunci alfiere di imprecisati valori. Conta solo che invece dell’anima oggi il diavolo ruba il futuro ed il presente e poi li vende a tranci al mercato del potere. Ma di questo, in fondo in fondo, forse non frega niente a nessuno.

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