The Hacker Way

 

La lettera di Mark Zuckerberg agli investitori in occasione della prossima quotazione di Facebook è alquanto deludente. Non mi aspettavo di certo il colpo d’ala, avendo a più riprese constatato una certa pochezza espositiva nella prosa del buon Zuck; ma di sicuro aspettavo di leggere qualcosa di diverso, di incisivo, di non scontato. La questione rilevante è cosa vogliamo fare di Internet; quando leggo della volontà di Facebook di migliorare l’esperienza di connessione tra le persone mi viene da ridere. Internet precede questa sorta di missione messianica avendo facilitato il contatto tra gli individui da prima che Zuck nascesse ed inventasse Facebook. Che è rimasto qualcosa di meritorio fintanto che non ha finito con il tradursi nell’ennesimo giardino chiuso, per quanto dorato, nel cui ambito si tenta di intrappolare l’esperienza della Rete che ciascuno di noi può pensare di fare. Ed allora non c’entra assolutamente niente la filippica sulla “Hacker Way”, quasi tenera per quanto può suonare ingenua; ha ragione Massimo Mantellini quando dice che “ridurre l’etica hacker alla sola retorica dello smanettone alle prese con la beta perenne o pescare a piene mani dal Whole Earth Catalog è davvero un giochetto buono forse per i colletti bianchi di Goldman Sachs” ma non per l’utente medio, neanche troppo smaliziato, di Internet.

A dire il vero sembra di rileggere, in alcuni passaggi, la lettera alla Sec scritta da Page e Brin all’epoca della quotazione di Google. Ne venne allora fuori un ritratto quasi stucchevole di società buona il cui unico interesse era il progresso della specie umana. Don’t be too evil, il motto a seguire. Oggi Google è un gigante tentacolare nelle cui spire si annidano occasioni di business di primaria rilevanza. Tutto bene, ci mancherebbe altro. Ma il buonismo è una forzatura che può andar bene ad una riunione attorno ad un tavolo ovale con altri otto-nove incravattati; lo stesso dicasi per Facebook. E’ arrivato il momento della fine dell’ennesima start up; Facebook perde la verginità e si trasforma ufficialmente in quello che già era diventata. Da parte nostra aspetteremo che venga fuori il prossimo rivoluzionario. Ad attenderlo un pubblico, spero, un po’ meno esaltato. Per come Internet è diventata negli anni, per quello che è recentemente accaduto nel mercato dell’hi-tech, credo che il nostro approccio dovrebbe essere quello di un consapevolmente dubbioso San Tommaso.

Qui il testo della lettera

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